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mercoledì 21 febbraio 2018

IL SIGNOR DRAGONCELLO




Dragoncello coltivato in B.ta Forte Perosa Argentina (TO) presso l' Azienda Agricola Green Berry


articolo scritto in collaborazione con la blogger come_la_gramigna


Il dragoncello o estragone (Artemisia dracunculus) è una pianta perenne, aromatica e amara con un retro gusto di anice e sedano, appartenente alla famiglia delle Asteracee, detta anche "dragone".  I suoi fiori sono piccoli e di colore verde-giallo, riuniti in infiorescenze che ricordano la forma della pannocchia. Le foglie sono verdi smeraldo e sottili.

Il dragoncello è originario della Russia meridionale e della Siberia; diverse sono le tesi sulla sua diffusione in Italia: una afferma che arrivò in seguito alle crociate, l’altra, sostenuta dai senesi, dice che il dragoncello giunse in Toscana nel 774 al seguito di Carlo Magno, dove fu piantato e coltivato nell’orto dell’Abbazia di S.Antimo.

Questa pianta viene utilizzata sia per uso medicale che per uso culinario, infatti tra le varie peculiarità ha proprietà antisettiche e digestive; le foglie di dragoncello sono ricche di sali minerali e vitamine, in particolare vitamina A, vitamine del gruppo B e vitamina C, inoltre contiene flavonoidi e tannini. L'olio essenziale che si ricava dalle foglie del dragoncello contiene invece limonene, cineolo, nerolo ed estragolo, ed è utile per contrastare la crescita dei batteri negli alimenti e viene utilizzato anche per disinfettare le ferite.; antisettico e antibatterico naturale è utile in caso di mal di gola e infiammazioni del cavo orale: In campo erboristico le sue foglie vengono utilizzate come antibatterico naturale aiutando a risolvere il problema dell'alito cattivo.; inoltre ha proprietà rilassanti utili soprattutto in caso di insonnia, infatti bere un infuso delle sue foglie prima di andare a letto favorisce il riposo.


IN CUCINA


In cucina può essere utilizzato con cibi delicati come con le uova al tegamino oppure lo si può aggiungere all’impasto della frittata (occorre non esagerare perché durante la cottura l’aroma aumenta).

Come detto in precedenza, il dragoncello è ottimo per fare salse da service con la carne o da mettere sulle tartine.

Un altro modo per utilizzare il dragoncello è quello di usarlo come condimento del pesce bollito o al forno oppure andando ad aggiungerlo alla senape e poi usato per condire il petto di pollo alla piastra o al vapore.

Per averlo in cucina anche fuori stagione conservarlo tritato in congelatore all’interno di cubetti di ghiaccio.


RICETTE

* Infuso:

15 grammi di foglie secche di dragoncello e 1/2 litro di acqua bollente.  Si mettono le foglie in infusione per un quarto d'ora, poi si filtrano. L’infuso va bevuto caldo oppure freddo durante l'arco della giornata; se ne possono consumarne fino a 2 tazze al giorno.

* Salsa Senese:  



-          Un bel ciuffo di dragoncello

-          Prezzemolo Q.B.

-          Un pugnetto di mollica di pane

-          Aceto

-          Olio d’oliva 

-          Sale e pepe Q.B.

Eliminate i gambi al dragoncello e al prezzemolo, quindi tritateli finissimi sul tagliere insieme all'aglio e al pane. Mettete tutto in una ciotola, salate, pepate e unite un cucchiaio d'aceto. Continuando a girare il tutto, versate a filo dell'ottimo olio. Conservare la salsa ottenuta in un barattolo coperto in un luogo fresco e al riparo dalla luce. 

Grazie a questa pianta esaltatrice naturale di sapidità provate ad aromatizzare insalate, patate, cipolle, pomodori, asparagi, piatti di pesce, frittate con questa meravigliosa salsa.


CURIOSITA’:

Le foglie fresche con il loro sapore “piccante”, a metà tra il pepe ed il sale possono risultare d’aiuto, a coloro che, per problemi di salute, non possono usare il sale.

Si dice che masticare una foglia fresca di Dragoncello aiuti a superare il singhiozzo.

Si leggono diverse leggende sull’origine del suo nome. Chi sostiene che il cespuglio del Dragoncello ricordi un drago anzi un “piccolo drago”, chi invece che le sue radici aggrovigliate ricordino un nido di serpenti chiamati all’epoca “draghi”, tanto da affermare che la stessa foglia fosse addirittura un rimedio al morso degli stessi.

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